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feb

I migliori Carnevali d’Italia

La parola Carnevale deriva dal latino carnem levare, una locuzione riferita al digiuno dei giorni successivi alla festività: il Martedì Grasso infatti coincideva con l’ultimo giorno di festeggiamenti prima del periodo quaresimale, un momento che, per i cristiani, significava rigore e astinenza prima della Pasqua. Nonostante si tratti di una festività cristiana, Carnevale affonda però le sue radici negli eccessi dei Baccanali, nei Saturnali e nei Lupercali romani, di cui conserva l’attitudine festosa e trasgressiva. In Italia, l’immaginario del Carnevale è legato alla presenza di maschere, cortei, lunghi festeggiamenti, carri addobbati, una serie di tradizioni che variano di regione in regione e rituali che, spesso, non sono che un lascito di usanze antichissime. Sono tante le persone che, in tutta la penisola, scendono per strada a lanciare coriandoli o mangiare dolci in compagnia, ma ci sono alcune manifestazioni che trascendono i confini cittadini e diventano dei veri e propri eventi internazionali. Ecco i più celebri!
 

Il Carnevale di Venezia (Veneto)

(Immagine a cura di @iordan_costel_55)

Probabilmente il Carnevale più famoso d’Italia, quello di Venezia è una festività che ha origini antichissime. Le prime tracce della sua esistenza si ritrovano nel Medioevo, poco dopo l’anno Mille, e traggono ispirazione dai Saturnali romani e i Dionisiaci greci, celebrazioni sfrenate in cui i ruoli sociali venivano ribaltati tra processioni, balli e musica. Durante i festeggiamenti, la maschera giocava un ruolo fondamentale nell’annullare le distanze tra classi sociali, garantendo il totale anonimato della popolazione e permettendo incontri che non sarebbero mai potuti avvenire alla luce del sole.
Oggi, il Carnevale di Venezia dura undici giorni; nel Settecento invece, in quello che è considerato il suo secolo d’oro, sei settimane, nel periodo di tempo che trascorreva tra il Natale e la Quaresima. Erano i tempi di Goldoni e la sua Commedia dell’Arte, di Giacomo Casanova, degli sfarzosi balli in maschera nei palazzi veneziani: questi si interrompono bruscamente alla fine del secolo con la dominazione austro-francese, e il Carnevale in città riprenderà solo negli anni 70 del Novecento, con l’aspetto che lo caratterizza anche oggi.

 


Il Carnevale di Viareggio (Toscana)

Di origine più recente rispetto a quello veneziano, il Carnevale di Viareggio nasce alla fine dell’Ottocento, ma nella sua (relativamente) breve esistenza è riuscito a imporsi come una delle più importanti manifestazioni a livello nazionale. Si colloca a ridosso dell’inizio della Quaresima e dura un mese, in cui i carri vengono fatti sfilare 5 volte, ogni domenica e di Martedì Grasso. Protagonisti assoluti della festa sono i carri in cartapesta, che spesso traggono ispirazione dalla politica e dall’attualità reinterpretandole in chiave satirica, e il Burlamacco e Ondina, le maschere della manifestazione, rispettivamente mascotte del Carnevale e di Viareggio e simbolo del legame tra il mare e la città.
 

Il Carnevale di Ivrea (Piemonte)

Il Carnevale di Ivrea, nel Canavese, è un’istituzione in Piemonte. Festività antichissima (risale al Medioevo), il suo simbolo è la Vezzosa Mugnaia, ovvero l’eroina leggendaria Violetta, che avrebbe assassinato il terribile Marchese Monferrato liberando il popolo dal suo regime tirannico, e che durante il Carnevale sfila su un carro dorato tra paggi e damigelle. Anche i rituali della manifestazione rievocano la leggenda del Monferrato, tra cui il più celebre è l’iconica Battaglia delle Arance. Quest’ultima è una competizione che non ha eguali in Italia in cui gli aranceri, divisi in squadre formate da centinaia di persone e divise tra quelle a piedi e quelle sui carri, rappresentano la rivolta popolare contro la tirannia. In palio un trofeo finale riservato alla squadra che si sarà distinta per ardore e lealtà nel lancio, nelle piazze principali della città, di 7000 quintali di arance (che arrivano soprattutto da Sicilia e Calabria).

Il Carnevale di Cento (Emilia Romagna)

(Immagine a cura di @antonio.iac)

Cento è una cittadina in provincia di Ferrara, celebre per aver dato i natali al Guercino, tra i protagonisti italiani del Seicento in pittura. Proprio nei suoi affreschi si ritrovano le prime tracce del Carnevale di Cento, manifestazione che ha acquisito una rinnovata notorietà dopo il 1990, anno in cui è avvenuto il gemellaggio con il più celebre Carnevale al mondo, quello di Rio de Janeiro. Nei giorni dell’evento, le società carnevalesche della città si sfidano per decretare il vincitore del miglior carro: il Carnevale si protrae per 5 domeniche tra travestimenti, balli e maschere, ma l’evento più scenografico è senza dubbio il gettito di peluches e gonfiabili, lanciati dai carri verso gli spettatori.

Il Carnevale di Fano (Marche)

Anche il Carnevale di Fano, nelle Marche, è tra i più antichi d’Italia. È un evento peculiare e folkloristico, in cui per tre domeniche i carri sfilano a ritmo di Musica Arabita (da “arrabbiata”), una melodia allegra tipica del Carnevale fanese che ricorda il jazz, ma che viene eseguita con strumenti improbabili, tra cui tubi e lattine. Fondamentale è la presenza del Pupo, simbolo della manifestazione il cui rogo sancisce la fine dei festeggiamenti, ma anche del gettito di quintali di dolciumi dai carri (la cui preparazione impiega svariati mesi) agli spettatori. Una versione estiva del Carnevale di Fano viene organizzata anche nel mese di luglio, dove i carri presenti al Carnevale invernale sfilano sul lungomare.

Il Carnevale di Putignano (Puglia)

Anche il Carnevale di Putignano ha una sua versione estiva, ma quella più celebre è senza dubbio quella invernale, che lo rende il più lungo (dura infatti dal 26 dicembre alla Quaresima) e antico d’Europa. Si caratterizza principalmente per la presenza di grandi carri in cartapesta (risultato del lavoro minuzioso di maestranze locali), delle Propaggini, il rito inaugurale che consiste in una declamazione satirica di poeti contemporanei nei confronti dei potenti, e di Farinella, la maschera-simbolo del Carnevale che prende il nome dall’omonima pietanza tipica a base di ceci e orzo. Il momento più pittoresco dell’evento è la Campana dei Maccheroni, che scandisce 365 rintocchi prima del termine della manifestazione: mentre si ascoltano i rintocchi, è tradizione per i cittadini ballare e mangiare maccheroni con pomodoro e salsiccia.

Il Carnevale di Acireale (Sicilia)

Le prime testimonianze del Carnevale di Acireale, in provincia di Catania, risalgono al Cinquecento e anche lì, in tempi antichi, i cittadini erano soliti lanciarsi le arance, un rituale che sopravvive oggi nel Carnevale piemontese di Ivrea. È tradizionalmente considerato il Carnevale più bello della Sicilia: i carri della manifestazione si suddividono in carri allegorici, carri infiorati e carri in miniatura (detti Lilliput) e l’evento prevede svariate maschere folcloristiche, tra cui il Re Burlone, la cui consegna delle chiavi della città sancisce l’inizio delle feste.
 

Il Carnevale di Mamoiada (Sardegna)

Manifestazione folcloristica sconosciuta ai più fino a qualche anno fa, il Carnevale di Mamoiada è una tradizione sarda che ha inizio il 17 gennaio e si protrae per settimane. La fama dell’evento è soprattutto legata alla presenza dei Mamuthones e degli Issohadores, maschere che, con i loro costumi (pellicce scure, campanacci e maschere dai lineamenti rozzi i Mamuthones, corpetti rossi, maschere e calzoni bianchi per gli Issohadores) sfilano in processione, danzando a ritmo dei balli popolari per le strade della città e coinvolgendo gli spettatori. Nessun carro di cartapesta, travestimento colorato o gettito di dolciumi o gonfiabili: quella di Mamoiada è una celebrazione arcaica, più misteriosa che appariscente, che affonda le sue radici in tempi primordiali e si rifà alla parte più animalesca dell’uomo.


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